Caro Diego, lei e le sue domande sono sempre benvenute.
La risposta a quanto mi chiede è per me netta. Dalla scuola delle <em>Annales</em>, da Bloch, da <a href="http://www.vitapensata.eu/2010/07/01/la-storia-eventi-e-strutture/" rel="nofollow">Braudel</a>, ho imparato che i soggetti sono degli epifenomeni; che gli individui si inseriscono in un flusso di eventi, di idee, di condizioni, che li precedono; che non esistono i "grandi uomini" e la storia è fatta di imponenti e complesse strutture. Lo aveva intuito anche Tolstoj, che in <em>Guerra e pace</em> contrappone all'ambizione dell'imperatore dei francesi la potenza collettiva del popolo russo.
Pertanto, chi riesce ad accedere al potere e persino a farsi acclamare, lo fa -certo- perché possiede talento, tenacia e spregiudicatezza ma soprattutto perché le condizioni generali -economiche, sociali, di mentalità- hanno prodotto la sua individualità.
Ecco perché di Berlusconi penso (tra le altre cose) ciò che Gobetti pensava del fascismo e di Mussolini: che siano "l'autobiografia della nazione".
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